Non credo alla fatalità o al destino, sono un tecnico, abituato ad affidarmi alle formule della probabilità. Perché mai fatalità? Lo ammetto: senza l'atterraggio di fortuna nel Taumapalis tutto sarebbe stato diverso; non avrei mai conosciuto il giovane Hencke, forse non avrei mai più saputo nulla di Hanna, ancora oggi non saprei di essere padre. [...] Ma perché mai fatalità? Non ho bisogno della mistica per considerare l'improbabile come un fatto empirico; mi basta la matematica. Quanto ciascuno di noi è davvero padrone della propria vita? F ino a che punto le nostre azioni, la nostra volontà, le nostre capacità sono in grado di determinare quanto accade nelle nostre esistenze e nel mondo attorno a noi? Walter Faber, il protagonista del romanzo , pubblicato nel 1957 dallo scrittore svizzero Max Frisch, non ha dubbi. Egli è, infatti, come denuncia il suo nome, un “artigiano”, un tecnico, incarnazione dell’assoluta e incondizionata fede dell’uomo moderno nella trinità laica &
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