E qui sta il problema. La forza stessa del gruppo
può divenire un pretesto per escludere e denigrare chi non vi appartiene, un’occasione
per mettere a tacere i membri del gruppo che dissentono, che hanno opinioni
divergenti o che cercano di mantenere una propria individualità nella massa. Inoltre,
l’appartenenza a un gruppo può deresponsabilizzare. Lo stesso meccanismo
virtuoso che induce tutti i membri di una comunità a collaborare per il suo
successo, può trasformarsi in un perverso sistema per cui ognuno non avverte
più la responsabilità delle azioni individuali, in quanto espressione della
volontà di un qualcosa al di sopra di lui.
L’Onda di Tod Strasser è un piccolo gioiello
di psicologia sociale. Ispirato a un esperimento realmente accaduto in una
scuola californiana negli anni ’60, il romanzo esplora un tema inquietante: quanto
il conformismo e il nostro bisogno di non sentirci diversi dagli altri possa indurci
a perdere la nostra libertà di pensiero. Fino ad accettare quello che razionalmente
riteniamo inaccettabile.
Tutto nasce in una normale classe di liceo, dove
il professor Ben Ross, per spiegare ai suoi studenti come sia stato possibile
il consenso di massa al nazionalsocialismo, decide di condurre un esperimento: crea un
movimento, “L’Onda”, fondato su disciplina, spirito di gruppo e lealtà
assoluta. Quello che doveva essere solo un gioco educativo diventa presto
qualcosa di molto più serio: gli studenti si trasformano, i comportamenti
cambiano, e l’entusiasmo iniziale si tramuta in fanatismo.
Con uno stile scorrevole e di grandissima
leggibilità, Strasser ci porta dentro la mente dei ragazzi, mostrando come il
desiderio di appartenenza e sicurezza possa facilmente diventare uno
strumento di manipolazione. L’Onda non ci parla del passato, ma
del presente. Nell’epoca dei social network, delle mode e delle opinioni di
massa, L’Onda è un richiamo potente al pensiero critico, alla
responsabilità personale e alla difesa della democrazia. Un romanzo che
ci ricorda che la libertà non si perde tutta insieme: si perde un po’ per
volta, ogni volta che smettiamo di pensare con la nostra testa.
Dal libro è stato tratto un efficacissimo film diretto da Dennis Gansel nel 2008. Il film, prodotto e ambientato in Germania, rilegge (comprensibilmente, verrebbe da dire) il testo di Strasser con un’enfasi particolare sulla storia tedesca e sull’adesione del popolo tedesco al nazismo, introducendo, fra l’altro, un finale più drammatico e ad effetto rispetto a quello del romanzo.
Leggere il libro aiuta a recuperare la più ampia
dimensione della riflessione originale: la pericolosità che il fascino dell’ordine
e dell’autorità esercita soprattutto sui più deboli, la facilità con cui i più
giovani possono essere manipolati ed indotti a credere in qualsivoglia cosa
possa avere una parvenza di giusto, la facilità con cui noi stessi accettiamo l’ingiustizia,
semplicemente perché ci abituiamo a considerarla normale.
Perché la Storia, suggerisce Strosser, può
ripetersi, ma non si ripete mai uguale a se stessa. La natura umana, invece,
quella non cambia mai.

